DU BIST DIE WELT FÜR MICH
Pubblicato il 20 Settembre 2014
Arriva a valanga il nuovo CD di Kaufmann. Per la verità ancora a me non è arrivato , ma Amazon mi ha già mandato tutte le coordinate, il lieto evento avverrà martedi.
Intanto l’ho scaricato su Spotify, sul pc, sul tablet, sul telefono.
E in parte, orrore, mi ha un po’ lasciata perplessa…
So che questo mio commento scatenerà le ire delle ahimè troppo acritiche fans del caro ragazzo, ma proprio per questo ho voglia di scrivere per uscire un po’ dal coro.
La voce inimitabile e dolce di Kaufmann si presta perfettamente a questo repertorio, stranamente oggi molto di moda.
Ma più seriamente mi viene voglia di analizzare uno dei probabili motivi di questo revival-
Kaufmann stesso, in uno dei tanti promo racconta quasi con stupore dell’effetto sul pubblico giovane che al Waldbühne a Berlino fecero queste romanze tratte da operette nel concertone del 2011 con Schrott e Netrebko.
Alcune notissime pagine sono una specie di miele nelle orecchie di chi ascolta, mi riferisco soprattutto alle arie di Franz Lehar, del meno noto Benatzky e del repertorio di Jan Kiepura.
A questo proposito ricordo quanto successo ha avuto su Youtube uno strepitoso bis nel concerto del primo maggio al Musikverein di Vienna ripreso dal mio amico Angelo Capodilupo.
Il delizioso Es muss vas Wunberbare sein con l’elegante accompagnamento per piano del grande Helmut Deucht e la sottile ironia del cantante è infinitamente più divertente della rigorosa orchestrazione d’epoca del CD.
Nel quale poi arrivano alcuni momenti un po’ diversi e la mia memoria corre sottilmente verso echi e ricordi lontani non tutti piacevoli.
C’è una sottile aria pre-nazi in alcuni pezzi quali: Ein Lied um die Welte e in Des Lied von Leben des Schrenk che mi hanno creato uno strano disagio.
L’operazione nostalgia, accuratamente ricercata con orchestrazioni d’epoca e ricerche d’archivio mi convince fino ad un certo punto punto: certe rievocazioni, anche senza averne l’intenzione provocano reazioni che finiscono per riesumare atmosfere troppo recenti per non essere sgradite.
Comunque a prescindere da queste notazioni diciamo così storicistiche preferisco di gran lunga la versione in tedesco (forse escludendo Frach nicht warum ich gehe) bella anche in inglese, non a caso cantata da Marlene Dietrich in un film e anche questa citata nel promo.
Ma a cosa serve un Cd così eterogeneo? Certamente non è imitando Bing Crosby che Kaufmann aumenta la sua popolarità. Non credo che queste arie entreranno mai nelle sale da ballo, credo anzi che i suoi detrattori troveranno molte cose da criticare nelle scelte non tutte comprensibili.
Una perla comunque c’è ed il duetto Glück, das mir verblieb tratta dalla bellissima Die tote Stadt di Korngold, un’opera troppo dimenticata e messa alla fine in maniera straniante che comunque lascia perplesso l’ascoltatore medio.
A chi è destinato questo disco? Fatte salve le torme di scatenate fanatiche ammiratrici del Nostro, tra cui mi metto tranquillamente anch’io, non credo che questo Cd arriverà ai fasti dei suoi tre enormi precedenti successi: Wagner, Verdi e Winterreise.
Riconosco che tutto è stato curato per farne un cult, anche la preziosa location dove è stato in parte registrato dal vivo e che si trova nella versione De Luxe e cioè la sede della nazista Rundfunks di Berlino aggiungendo fascino aumenta comunque la sensazione revival non abbastanza distante nella memoria collettiva da non essere tendenzialmente evocativa di un’epoca piuttosto da dimenticare.
Kaufmann parla di musiche che servivano a distrarre in un momento oscuro nella storia della Germania, ma non si può ignorare che quel momento ha generato un mostro e di questo si sente la premonizione in alcuni brani.