Una nascita particolare

Pubblicato il 23 Ottobre 2014

Indubbiamente ho una passione per le cerimonie: tutte e  in modo particolare quelle che hanno in sé quel tanto di teatralità che mi coinvolgono emotivamente.

Oggi voglio parlare di una cerimonia particolare, il varo di una nave.

Intanto bisogna chiarire che il varo non è il momento dello scivolo in mare, ma quello ben più importante di quando questo oggetto abbastanza grande anche se si tratta di una nave di non enormi proporzioni che viene costruito in un bacino   come in un guscio al quale è attaccato sul fondo viene invitato a galleggiare: si aprono le paratie e l’acqua di mare entra lentamente da  sotto così che piano piano la nave si stacca dalla base di appoggio e comincia a galleggiare .

E’ un’operazione lenta che dura un tempo lunghissimo e si prova la sensazione di una cosa prima inanimata che prende lentamente vita entrando nel suo elemento naturale, il mare .

Occorreranno ancora molti mesi perché una volta liberata dai legami che la tenevano stretta la nave possa uscire da quella sorta di guscio in cui è nata e vada a farsi bella, ad arredarsi in un altro spazio del cantiere.

Ma nel momento solenne nel quale dopo i discorsi di rito davanti alle autorità  si sente chiara la voce di chi ha la responsabilità di tutto il lavoro fin qui svolto dire alla madrina : Madrina, in nome di Dio, taglia! e  tutti tendono l’orecchio per sentire il suono della bottiglia che va a rompersi sulla fiancata, ebbene io in quel momento mi commuovo sempre.

Se poi si aggiunge che con l’applauso degli operai parte anche l’Inno alla gioia

si capisce meglio la mia emozione .

Una nascita particolare

Che poi stamattina la cerimonia si svolgesse con un tempo da lupi sotto una pioggia freddissima e raffiche di vento non ha tolto niente al fascino della medesima, anche se la povera madrina, venuta in Italia con un delizioso vestito di pizzo color crema e delle eleganti ballerine rosa torni nella sua patria con un sicuro raffreddore è un risvolto pratico del tutto ininfluente.

La nave che nasce entrando nel suo elemento, questo corpo che prende vita verso un avvenire che non conosciamo è una bellissima metafora e tutti i problemi tecnici, finanziari, operativi che ne accompagnano la costruzione per me si allontanano in questo momento di vera poesia.

Mi raccontava chi ha la responsabilità di tutto che una volta l’ingegnere progettista (o forse ancora non si chiamava così) in quel momento del distacco aveva la pistola in tasca perché se le cose non fossero andate bene, cioè che la nave non cominciasse a galleggiare bella diritta, si sarebbe addirittura sparato.

Oggi non avviene niente di così drammatico, tutto è previsto e calcolato, tutto già simulato nel momento della progettazione, quindi niente suspense, niente thrilling…ma il fascino di questa specie di nascita resta e resta anche perché alla fine lo dico: il direttore del cantiere, di quello cioè che una volta avrebbe girato con la pistola in tasca è uno dei miei figli.

Una nascita particolare
Una nascita particolare

Scritto da Adriana Stecconi Biagiarelli

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